La Badessa Mitrata di Conversano e il terzo potere - StoriaMeridiana

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Venne definita anche “Monstrum Apuliae” e possedeva “poteri” speciali nonché una nomina di tipo nepotistica

CONVERSANO, LA BADESSA MITRATA E IL “TERZO POTERE”

Il mito della badessa di Conversano ha superato anche i limiti temporali del medioevo protraendosi fino al 1810
Nel suo ultimo saggio ("Notre Dame. Il cuore di luce dell'Europa" Solferino Editore) il Prof. Franco Cardini ha identificato nelle cattedrali il luogo simbolo della storia europea. Non un castello, non un edificio ecclesiastico qualsiasi, non un altro monumento, anche molto importante e simbolico, come un teatro, un’arena. Una cattedrale. Questo perché in essa, nell’alto medioevo e fino al tardo XIV secolo, si sviluppava non solo la vita cristiana ma anche buona parte dell’amministrazione pubblica impersonata nella figura del Vescovo. Questi era rivestito di poteri sia spirituali che temporali sul territorio. Tutto passava attraverso il suo assenso e la cattedrale era il suo “castello”, il suo palazzo amministrativo e soprattutto il luogo dove tutta la comunità si riconosceva, creando il proprio senso di “appartenenza”.
 
C’erano città in cui il ruolo invadente del vescovo entrava in conflitto con quello del signore locale (feudatario). E poi c’era una città in Puglia dove al potere del Vescovo e del Signore si accompagnava anche quello di una terza figura, e per giunta anche di sesso femminile: la Badessa. Quella città era Conversano, località nel cuore della Puglia che nel medioevo poteva contare su una propria contea e un ampio territorio con una grande tradizione classica (dall’antica Norba fino al dominio aragonese). La badessa rappresentava quindi il terzo incomodo nella gestione del territorio, anche se questa aveva la giurisdizione particolare sulla vicina città di Castellana (oggi Castellana Grotte) e possedeva una serie di “poteri” speciali forniti anche da una nomina di tipo nepotistica, pertanto e per forza di cose, questa figura era imparentata con le più importanti ed influenti famiglie nobiliari del tempo. Ecco quindi come il potere sul territorio poteva essere “ripartito” tra diverse famiglie, spesso anche l’una contro l’altra!
 
Ma la badessa incuteva anche più timore. Essa aveva la residenza nel monastero di San Benedetto, nel centro di Conversano, a due passi dal castello e a qualche isolato dalla Cattedrale romanica. Tutto ebbe inizio con l'ascesa al potere del figlio di Federico II, ovvero Manfredi di Svevia. I benedettini di Conversano si opposero al re svevo e questi li costrinse a lasciare la città e il loro grande monastero. Qualche anno dopo, nel 1266, fu papa Clemente IV a concedere la gestione del monastero a delle monache cistercensi, capeggiate da Dameta Paleologa, donna temeraria e dalle nobilissime origini. Una volta insediatesi  il loro potere crebbe a dismisura tanto che papa Gregorio X concesse alla badessa di Conversano di indossare la mitra e impugnare il pastorale, ovvero le insegne tipiche vescovili! Il danno era stato fatto. Conversano era già sede vescovile e due piedi in una scarpa...
 
Da quel momento il monastero di San Benedetto a conduzione femminile, con a capo una badessa dagli enormi poteri, divenne "Monstrum Apuliae", proprio per le sue inusuali peculiarità. La badessa, tra le altre cose, possedeva anche la prerogativa, all'epoca solo maschile, del baciamano da parte del clero maschile direttamente dal trono badessale. Infatti la prassi prevedeva che i preti del capitolo di Castellana si inginocchiassero prestando giuramento di fedeltà.  Il caso della badessa pugliese non era certo un caso isolato. Le "Badesse mitrate" erano presenti anche in altri Paesi europei. Ma la badessa di Conversano aveva delle specificità diverse. Più pesanti dal punto di vista economico, culturale e politico.
 
Facciamo qualche piccolo esempio. Venne eletta a badessa, nella prima metà del XV secolo, anche la sorella della Principessa Maria D’Enghien, che aveva il domino sul Principato di Taranto. Parliamo quindi di una delle famiglie più influenti del Regno di Napoli. Maria D’Enghien manteneva un rapporto stretto e costante con la sorella, che si esplicitava anche in lettere scritte sia in latino (quindi di stampo ufficiale) sia in lingua volgare ed è risaputo quanto i Del Balzo tenessero alla diffusione della lingua volgare nel territorio. Tuttavia sappiamo anche che Maria D’Enghien intrattenne continui rapporti con il monastero di San Benedetto di Conversano anche prima e dopo l’amministrazione badessale della sorella. Questo è testimoniato ancora una volta dalle lettere che sono state scritte di suo pugno dal castello di Lecce e conservate nel Monastero, indirizzate alla Badessa di turno. Tenere dalla propria parte la Badessa di Conversano significava tanto per le trame politiche del Regno e Maria D’Enghien lo sapeva bene.
 
Il mito della badessa di Conversano durò molto a lungo, superando anche i limiti temporali del medioevo e protraendosi fino al 1810, per opera di Gioacchino Murat che riformò radicalmente gli ordini religiosi. Iniziò quindi la decadenza del monastero benedettino conversanese e nei primi anni del Novecento la comunità monastica si disperse definitivamente lasciandoci in eredità una struttura architettonica di notevole interesse storico e artistico e il ricordo di una figura misteriosa e a tratti anche oscura.
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